Skip to main content

“IL CLIENTE COME UN AMICO, TANTI SORRISI E CULTO DEL LAVORO”
Il fisico scattante di un ragazzino, il sorrisosempre stampato sul viso simpatico, la battutina elegante sempre pronta, e soprattutto la solita gran voglia di lavorare, da mattino fino a sera, con lo stesso entusiasmo del primo giorno.
Abbiamo incontrato, a Lido di Camaiore, Giuseppe Pardini, un parrucchiere di lungo corso, un precursore delle mode in anni non sospetti, un vero esempio di stile, di operosità.
Dopo 70 e passa anni di professione, con spazzole, pettini, rasoi e phon sempre saldi nelle sue laboriose mani, Pardini ci parla della sua splendida storia.
Iniziato col padre a fare barbe in un piccolo buco in quel di Capezzano, da anni Giuseppe, con a fianco i suoi inseparabili figli, ha un Salone prestigioso, moderno, frequentatissimo, il Pardini Parrucchieri Hair Stylist.

Ascoltiamo questo professionista d’eccellenza e, magari, prendiamo un po’ tutti esempio e forza da questa incredibile storia di lavoro. E di meritato successo.

Nome, Cognome, dove e quando sei nato

Giuseppe Pardini, nato a Camaiore il 6 agosto 1941. Tu però hai sempre vissuto a Capezzano Pianore
Sì, ancora oggi abito dove sono nato, in via Bucine.

I tuoi genitori, i nomi e che lavoro facevano
Mia madre Lea la sarta. Mio padre Angelo parrucchiere come me.

E dove aveva il negozio tuo padre?
In via Italica a Capezzano. Avevamo una stanzina dietro al Bar Ettore. Dopo, nel 1960, ci spostammo in un fondo proprio di fronte al bar.

Tu lavoravi già con tuo padre? A che età hai iniziato?
All’epoca della quinta elementare, intorno ai 10-11 anni, aiutavo facendo le barbe. Il pomeriggio andavo lì a fare la lezione ma poi mi trovavo a fare le barbe a tutti.

Parlaci della bottega di tuo padre Angelo
Facevamo solo uomo, barba e capelli. Eravamo in una stanza, accanto c’era un ciclista. Mio papà aveva anche un dipendente.

E come si chiamava il negozio di parrucchiere?
Il Tonghino.

Il Tonghino?
A quel tempo ogni persona aveva un soprannome, mio padre per tutti era il Tonghino. Ed io ero Giuseppe del Tonghino.

Ma c’era un’insegna fuori?
Sì, ma c’era solo scritto ‘Barbiere’.

Poi arriva il 1960
E ci trasferiamo in un fondo di fronte, dove mettiamo all’interno anche i bagni pubblici.

In che senso?
All’epoca non tutti avevano in casa un bagno attrezzato. Così facciamo il negozio di parrucchiere con tre postazioni. E, in più, due bagni pubblici. Tanti prendevano l’appuntamento e, soprattutto il sabato, venivano ai bagni a fare la doccia.

Quindi c’erano persone che venivano solo per la doccia?
Sì, se non ricordo male costava 15 lire.

E come andò quel negozio?
Molto bene. Il mondo cominciava a cambiare e, da un solo dipendente iniziale, negli anni mio padre arrivò ad averne 3.

E tu sempre a suo fianco?
Sì. E già in quegli anni iniziai ad andare a Milano per frequentare scuole specializzate, corsi di parrucchiere e anche di estetica. In negozio eseguivo anche pulizie del viso.

Hai frequentato molto Milano in quegli anni?
Tantissimo, molte scuole e molti corsi di perfezionamento. Poi Milano, dove per anni sono andato ogni 15 giorni, mi è sempre servita per scoprire in anteprima le novità del mondo della moda, della tecnica del taglio e di tutto quello che gli ruota attorno.

Poi sei diventato anche docente?
Nel 1970 mi hanno consegnato il diploma di Maestro d’Arte A.N.A.M., e questa importante Accademia Nazionale Acconciatori Moda mi ha nominato direttore delle scuole dell’intera Toscana. Per diversi anni ho girato diverse scuole e accademie in tutta la regione andando a dare la mia supervisione sulle tecniche d’insegnamento.

Ma so che in quegli anni hai anche vinto un prestigioso premio…
Nel ’71 sono diventato Campione Toscano dei parrucchieri. Anche mio figlio Gabriele, molti anni dopo, ha seguito lo stesso mio percorso, diplomandosi e divenendo poi direttore Toscano di A.N.A.M e vincendo, anche lui, il Campionato Toscano. Anzi, Gabriele è andato oltre piazzandosi anche secondo agli Italiani.

Ma torniamo per un attimo di nuovo indietro negli anni. Cosa andava per la maggiore dal parrucchiere negli anni ’60?
Colore poco, qualcuno lo faceva ma eravamo veramente in pochi. Poi andavano molto gli abbonamenti per la barba. C’erano già i primi rasoi elettrici ma non tagliavano a fondo così in molti venivano da noi.

Come funzionavano gli abbonamenti
Negli anni ’60 arrivammo anche a 140 abbonati che, pagando una piccola cifra al mese, venivano a farsi la barba 2 o 3 volte la settimana. Ricordo che anche la domenica mattina spesso aprivamo per loro, magari per sistemare le basette.

E che acconciature spopolavano a quel tempo?
Capelli lunghi, stirati. Rispetto ad oggi andava meno la barba. E a proposito della barba ricordo anche un aneddoto.

Prego.
In quegli anni, come straordinario, andavo a fare la barba agli ospedali di Camaiore e di Pietrasanta. Con quel piccolo sacrificio ricordo che riuscii a comprarmi la mia prima Vespa.

Poi, e siamo agli inizi dei ’70, arriva l’occasione di aprire a Lido di Camaiore.
Mio padre vede quel palazzo in costruzione sulla via Don Minzoni al civico 114, proprio dove siamo oggi, e mi dice: “Giuseppe è arrivato il momento di aprire per conto tuo. Il tuo futuro è a Lido, compriamo noi quella stanza”. Ricordo ancora che la pagammo 6 milioni. Inauguriamo così domenica 1 agosto del 1974.

E tuo padre mantiene il negozio sulla via Italica?
Sì, lui tiene uno dei due dipendenti e l’altro lo porto io con me per la nuova apertura.

E a Lido fu subito successo. Io me lo ricordo, posto molto moderno e fascinoso. Puoi descrivercelo in breve?
La stanza aveva forma rotonda, con un divano circolare. E anche le 4 postazioni erano inserite in un cerchio. Poi, negli anni dopo, ci siamo ampliati prendendo i fondi accanto, inserendo prima una stanza per i bambini e poi un’altra per il reparto profumeria. Fino ad arrivare, più o meno siamo all’inizio degli anni ’90, al reparto ‘donna’, e successivamente al centro estetico.

Anch’io da bambino, sulle alte poltroncine, ho vissuto quel piacevole spazio, con tanto di lecca-lecca finale…
Sì, anche oggi ai bambini, terminato il taglio, regaliamo sempre un lecca-lecca. Molti clienti di quegli inizi, diventati oggi uomini e papà, scherzando e ridendo quando escono mi chiedono il lecca-lecca!

Qualche cliente vip di quegli anni?
Beppe Grillo, Peppino Di Capri, Gigi e Andrea, Luciano Tajoli, Gigi Sabani, Gaspare e Zuzzurro, ma ce ne sono tanti altri che non ricordo.

Poi, col tempo, entrano a lavorare con te i tuoi figli.
Il più grande, Gabriele, finito il militare, venne in negozio, e siamo alla fine degli anni ’80. Poi Cristian, il più giovane, dalla metà degli anni ’90 è qua con noi.

Ed oggi, con Gabriele che è un po’ il coordinatore del tutto, i tre Pardini sono allegramente insieme.
Proprio così, ho la fortuna di avere due bravi ragazzi.

Tu sei un grande viaggiatore, hai girato in tutto il pianeta. Cosa hai notato ad altre latitudini riguardo alla tua professione?
Intanto ti dico che nelle altre nazioni ho sempre osservato attentamente i negozi, magari fotografandoli, per prendere spunti.

E invece nelle acconciature? Come siamo messi all’estero?
In India malissimo. Capelli brutti, trascurati, o rasati in casa, tagliati malissimo. Anche in Perù le persone sono trascurate, non ci sono mica i negozi di parrucchiere. Negli Stati Uniti e in Australia invece ho trovato livelli alti, negozi bellissimi.

Una fotografia del tuo salone “Pardini Parrucchieri Hair Stylist” oggi.
Un moderno salone con donna, uomo, barber shop, prodotti per la cura della persona, centro estetico.

Ma ci puoi dire il tuo attuale orario di lavoro quotidiano?
Apro la mattina e chiudo la sera! Dalle 8 alle 8.

Ecco perché sei così in forma da sembrare un ragazzino! Giuseppe: un tuo sogno nel cassetto?
Non morire mai! – e Giuseppe scoppia in una fragorosa e allegra risata – Ci sto troppo bene qui…

Leave a Reply